da Libertà, 22/02/2014 – Finanziata l’iniziativa del Ceis-La Ricerca e della cooperativa L’Arco. Anche week end residenziali per le famiglie nel percorso di sostegno.
Il gioco d’azzardo patologico è come un incendio che brucia autostima, affetti, relazioni, patrimoni familiari e risorse sociali, ma c’è anche chi dalle ceneri è rinato, come la mitica fenice.
E con questa spinta aperta alla speranza è stato ribattezzato “Fenice” il progetto firmato dal Ceis La Ricerca e dalla cooperativa L’Arco che la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha deciso di sostenere con un’erogazione di 15mila euro, fatto insolito quanto perfettamente in linea con la crescente attenzione ai fenomeni sociali che l’istituto di via Sant’Eufemia sta praticando.
Le attività collegate al progetto sono partite la scorsa settimana. Ceis e L’Arco hanno intercettato già da tempo il bisogno di agire sulla rete familiare del giocatore patologico preso in carico dal Sert e arrivati al terzo ciclo di lavori di gruppo, come riferisce Mara Verderi (responsabile della progettazione de La Ricerca) si è deciso di dare un nome beneaugurante e maggior struttura al progetto che si rivolge alle famiglie. Il piano d’azione include attività di sostegno con percorsi insoliti, quali i week end residenziali per le famiglie che trovano utile parlarsi in un ambiente neutro e protetto che favorisca l’ascolto, la condivisione, la ricerca di soluzioni.
La via d’uscita per i giocatori patologici non può essere solitaria, le famiglie sono ugualmente travolte per l’enorme sofferenza di vedere il proprio congiunto perdersi nell’azzardo e dilapidare risorse comuni. Il figlio scopre che non ci sono più i denari per andare all’università, esemplifica Verderi, la moglie di punto in bianco si rende conto dell’indebitamento familiare. Quando la piaga del giocatore compulsivo è emersa, quando il soggetto è seguito da un terapeuta, la famiglia può diventare, dunque, una valida coterapeuta.
Molto si sta muovendo su questo delicato fenomeno che nel giro di pochi anni è letteralmente esploso. Nella nostra città e provincia – ricordano al Ceis – è nato un consorzio di associazioni, cooperative, operatori della salute, enti locali, per fare e promuovere interventi a tappeto di prevenzione e supporto proprio ai familiari. Una prima esperienza arriva dal progetto destinato a formare e informare i volontari che si adoperano su questo fronte: “Dalla trappola alla rete: affrontare il gioco d’azzardo eccessivo sostenendo familiari, volontari e servizi”, presentato sul bando della progettazione sociale del Centro Servizi per il Volontariato Svep e dal mondo del volontariato locale (l’associazione PaCe capofila di una ventina di altre organizzazioni di volontariato, con partner La Ricerca, l’associazione culturale Kultur Dom, il gruppo sportivo Pgs Edelweiss di Lugagnano, la Federconsumatori, tre coordinamenti di associazioni, la Fondazione Caritas, le cooperative sociali L’Arco, Pietro Prati e Ippogrifo, l’Azienda Sanitaria Locale e i Comuni di Rottofreno, Fiorenzuola, e Caorso).
Quest’anno entra nel vivo dunque la campagna di informazione, formazione, promozione e supporto alle famiglie, destinata ad ampliarsi nelle scuole – informa sempre il Ceis – e nei centri di aggregazione di studenti e giovani, coinvolgendo insegnanti ed educatori. In quanto ai volontari impegnati delle varie associazioni, appare molto significativo l’affiancamento ai gruppi di automutuo-aiuto.
E mentre sul fronte delle associazioni piacentine si registrano questi movimenti che rubrichiamo sotto la voce “terapie”, sul piano della battaglia sociale avanza al galoppo la raccolta di firme incastonata in un progetto nazionale, di cui riferiamo nell’articolo sotto.
Patrizia Soffientini